IDENTITY

"Scrivo di musica,
perché non so scrivere musica..."


Questo da sempre il mio motto da quando, nell'ormai lontano 1994, ho iniziato ad occuparmi di critica musicale.
Il mio "lungo" inizio è stato sulle pagine del magazine/fanzine Wonderous Stories, all'epoca unica testata in territorio nazionale ad occuparsi di alcune band dei Seventies prive di un veicolo di informazione accurato, puntuale e aggiornato. Fra quelle che ho seguito sempre in prima persona, naturalmente i King Crimson. Con gli anni WS ha saputo aprirsi ad altri umori e ad altre realtà musicali che pian piano si affacciavano sul mondo dell'indie-rock, cercando di non essere semplicemente una rivista nostalgica. Con un certo anticipo rispetto alla stampa nazionale WS ha saputo trattare in modo approfondito di Porcupine Tree, Echolyn, Bjork, Tool, Radiohead, Massive Attack e tanti altri, intravedendo in loro un nuovo modo di coniugarsi del verbo "progressivo". Ho inaugurato una rubrica, "Off The Map", tesa proprio a prestare orecchio a quanto di "sperimentale" e "nuovamente progressivo" si aggirava nell'aria nei Nineties.
Tuttavia questa esperienza ha avuto per me termine (dopo oltre un decennio), quando sono tornate a prevalere le spinte esaltatrici dell'Unico Vero Grande Spirito del Dio Prog, in base alle quali era necessario tornare ad officiare sacrifici sui grandi altari dei Tempi Andati. Ma non ero, non sono e non sarò mai il tipo da piangersi addosso perché grandi epopee musicali sono concluse... Il presente merita SEMPRE attenzione e voglia di viverlo. Anche perché il rischio è quello di non viverlo, distratti come si è dal ripiegare su se stessi.
Dal 2009 sono transitato dunque verso questo eccellente sito nel quale tutti concorrono a costruire quel puzzle infinito della Storia della Musica, aggiungendo tessera dopo tessera. Il posto giusto per ricominciare: qui.
E chiunque può leggere i miei contributi andando sulla pagina del mio profilo personale: http://www.storiadellamusica.it/skyreader

Nella vita ho sempre trattato la materia musicale come un elemento di costante studio: una passione approfondita con il fare di un ricercatore. Perché tale mi ritengo, prima di ogni altra cosa. Il fatto che poi trovo il modo e l'ardire di "divulgare", è quasi cosa del tutto secondaria.

Davvero ritengo che i dischi che ho amato ed amo contribuiscono davvero a fornire una sorta di mia "biografia emozionale", tanto riconosco parti della mia personalità in essi.

Ad ogni modo credo fermamente che il miglior critico musicale e il miglior giudice sia sempre il Tempo: solo il Tempo fa emergere gli elementi che permettono di rivolgersi ad un disco come un "capolavoro". E solo resistendo al Tempo, anno dopo anno, decennio dopo decennio, un disco afferma le proprie uniche caratteristiche.

Diffidate dunque di chi parla o scrive di un disco uscito da un mese o da un anno, come di un capolavoro. Anzi diffidate di quel disco.

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